LA BICI DEL FUTURO

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Da quando la bicicletta ha iniziato a far parte della vita dell'uomo - prima come mezzo di trasporto e poi come macchina da competizione - i cambiamenti della sua struttura tecnica si sono fatti sempre più significativi. Dai semplici e scomodi velocipedi si è arrivati ai modelli di biciclette ultramoderni dedicati al ciclismo su strada e fuoristrada, sino alle fitness bike più sofisticate, riservate agli amanti del comfort e della mobilità urbana eco-compatibile. Parte del merito di questa evoluzione va attribuita al mondo frenetico delle competizioni che, come avviene per la maggioranza degli sport nei quali è presente un mezzo tecnico, ricerca il miglioramento delle prestazioni umane attraverso studi sempre più approfonditi.
Il primo record dell'ora realizzato da Francesco Moser a Città del Messico, nel 1984, rappresentò una fondamentale svolta tecnica per tutto il movimento ciclistico. Da un approccio sostanzialmente empirico si passò ad un livello prettamente scientifico, con studi approfonditi sulla bicicletta. Il telaio fu modificato, così come le ruote: entrarono in scena le "lenticolari", oggi divenute di uso comune tra i corridori di alto livello. Le case ciclistiche specializzate intrapresero una ricerca spasmodica di novità tecniche, da utilizzare soprattutto nelle prove contro il tempo, spesso determinati ai fini della vittoria finale nelle grandi corse a tappe.
Una battuta d'arresto nella ricerca si ebbe con l'introduzione di alcune norme restrittive da parte dell'Union Cycliste Internationale, l'organismo reggente del ciclismo. Oggi, dunque, per assemblare una vera "bici da record" occorre rispettare una serie di norme ben precise riguardo alle misure del mezzo tecnico. Proprio queste limitazioni hanno spinto i costruttori ad approfondire lo studio dei materiali e la loro applicazione in tutte le parti della bicicletta, dalle tubazioni del telaio fino a componenti delicati come manubrio e attacco-manubrio. La soluzione più recente riguarda l'utilizzo della leggerissima lega di magnesio.
Dall'acciaio, che per anni è stato il dominatore incontrastato di tutto il mercato, si è passati ad un uso sempre più incisivo della lega di alluminio, connotata da un'estrema leggerezza e da caratteristiche di lavorabilità pressoché uniche. Grazie a questo materiale, i costruttori sono riusciti a realizzare specialissime da corsa leggere come piume e, comunque, assai rigide. I corridori se ne avvalgono con grande profitto soprattutto nelle gare con molta salita.
Nel campo della componentistica, grazie alla fibra di carbonio i produttori sono riusciti a realizzare coppie di ruote con peso di poco superiore al chilogrammo. Un risultato incredibile, visto che fino a poco tempo fa una coppia di ruote leggere si aggirava intorno al chilo e mezzo. L'introduzione del composito ha permesso la realizzazione, oltre che dei cerchi, anche dei raggi e perfino dei mozzi, caratterizzati da forme uniche e ben diverse a seconda dell'azienda di provenienza.
Anche con riferimento ai cambi sono stati compiuti passi da gigante: qualche decennio fa i corridori, per cambiare rapporto, erano costretti a scendere di bicicletta ed a sostituire la ruota. I loro successori, oggi, possono sfruttare cambi a nove o dieci velocità, con due o tre moltipliche sull'anteriore: il vantaggio è enorme e consente di scegliere il rapporto adatto a qualsiasi tipo di terreno.
La fibra di carbonio è ormai il materiale di riferimento anche per i gruppi: si cominciano già a trovare in commercio guarniture realizzate in materiale composito, con ulteriore riduzione del peso e funzionalità inalterata (o, in alcuni casi, addirittura accresciuta).
La bicicletta del futuro? Sembra destinata ad essere realizzata in fibra composita di carbonio, un materiale che, a seconda dell'intreccio dei filamenti che ne compongono la struttura, vede modificate le proprie caratteristiche meccaniche. Ecco perché le maggiori case produttrici stanno scegliendo la fibra composita di carbonio nella costruzione delle parti più diverse. Dalle iniziali forcelle anteriori si è passati, nel giro di pochi anni, ad elementi sempre più delicati come i mozzi delle ruote, per esempio; o i manubri di tipo integrato.
I prodotti presenti sul mercato sono di varie tipologie ma tutti sono realizzati con un processo di laminazione a vari livelli, definiti "pelli", orientati a seconda delle sollecitazioni presupposte nell'utilizzo finale. Per quanto riguarda i telai, si possono realizzare strutture composte da tubi e da sezioni particolari, oppure scegliere soluzioni monoscocca con forme anche molto differenti da quelle tradizionali. Con i compositi, quindi, è possibile ottenere biciclette rigide e leggere come quelle in alluminio, comode come quelle in acciaio e durevoli come quelle in titanio.
La naturale struttura dei compositi e la loro particolare lavorazione rende possibile una ricca serie di varianti: la disposizione delle fibre, il suo numero, la sovrapposizione di strati, gli spessori e le sezioni da utilizzare... Da qui una diversificazione dei prodotti praticamente illimitata. Se il materiale è straordinario, le tecnologie sinora impiegate non appaiono ancora al top. La scommessa del futuro si gioca su questo piano.

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