CREATIVITA' A DUE RUOTE

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La bicicletta ha ispirato la creatività di artisti, pittori, registi, cantanti e musichieri, stilisti poeti e letterati.
In principio la bicicletta è curiosità intermezzo mondano, nota snobistica che scolpisce uno stile o un carattere.
Così la vedono Claude Manet, Toulouse Lautrec, Proust nelle loro grandi opere d'arte impressionistiche.
Il mito della velocità è raffigurato in molte opere del futurismo, così come del cubismo, del surrealismo e del realismo.
Il rapporto con il cinema è invece un po' controverso e poco esaltante, nonostante il cinema ed il ciclismo siano quasi coetanei.
Il ciclismo sport di valori primari come lo sono la sofferenza, lo sforzo, la prevalenza del più forte e del più resistente trova poco spazio nella storia del prodotto cinematografico, soprattutto perché i modelli di vita proposti dal cinema sono una promozione sociale di ben diversa natura.
Solo il cinema americano ha fatto ottime produzioni sul ciclismo come fenomeno professionistico e come passione giovanile.
Nonostante ciò esistono produzioni importanti anche nel cinema italiano come " Ladri di biciclette ", La baraonda, Totò al Giro D'Italia, Bellezze in bicicletta, L'airone ecc.
Anche fra musica e bicicletta vi è un bel rapporto che possiamo dire iniziato quando la fanfara dei bersaglieri cominciò a cadenzare la pedalata dei fanti a pedali..
Molti grandi autori di ieri e di oggi hanno dedicato canzoni e colonne sonore al ciclismo.
Ricordiamo a proposito alcuni di loro: Gino Paoli, Enzo Jannacci, Paolo Conte, Dario Fò, Giorgio Gaber, Cocciante, De Gregori, Lucio Battisti, I Qeen ecc.
Il rapporto fra ciclismo e letteratura soprattutto intesa come prosa e poesia non fu molto stimolante forse perché l'elegante prosa, il verso melodioso, nascono più facilmente dall'inutilità, dal gioco, dalla mancanza di una funzione pratica.
La bicicletta entra invece nell'alta sfera degli slanci lirici ed epici per merito del "Giro D'Italia" degli scrittori e giornalisti che lo seguirono soprattutto negli anni in cui l'occhio delle telecamere non andava ancora a spiare i primi piani della fatica, della sete, degli scatti vittoriosi e della penosa stanchezza.
I patimenti della salita, le ebbrezze delle discese, il lampo delle volate diventano un romanzo di cui ogni tappa è una puntata.
Il sudore, i muscoli, gli occhi vitrei per la stanchezza, le facce infangate vivano nella magica trasformazione della parola.
I velocisti sono tappi di spumante che esplodono, gli scalatori sono aquile e camosci.
Orio Vergani ed altri diedero alla bicicletta un paesaggio e una storia.

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